domenica 10 gennaio 2021

Step aggiuntivo: le cose nella letteratura

Durante queste bizzarre vacanze natalizie, vessate dalle restrizioni del SARS-CoV-2, ho letto un romanzo e in questa sede voglio trattare dell’oggetto che secondo me è stato importante per la creazione e lo svolgimento del racconto.

Il libro in analisi si intitola Delitto imperfetto di Teresa Solana, pubblicato nel 2008 a Palermo dalla Sellerio editore.

Questo romanzo giallo narra le vicende di due fratelli gemelli, Eduard e Pep, i quali possiedono un’agenzia investigativa che vive molto di apparenze e buone intenzioni e si occupano di problemi poco limpidi dell’alta borghesia barcellonese. Pep si fa chiamare Borja e fa credere a tutti di non aver alcun legame di parentela con il fratello. I protagonisti di questa storia sono agli antipodi: Borja è elegante e con modi sofisticati e Eduard, il narratore, è un ex impiegato compassato, amante dei gialli, che si è fatto trascinare dal fratello ritrovato dopo anni nel progetto dell’agenzia investigativa.

I due vengono contattati da Lluís Font, un politico molto influente in Catalogna, per cercare informazioni su di un eventuale tradimento della moglie, Lídia Font, donna molto ambiziosa, con un pittore che l’ha dipinta in posizione provocante.

Da qui si dipana il racconto che porterà questi due fratelli peculiari tra tradimenti, reati di poco conto, fino all’omicidio inaspettato di Lídia Font, un omicidio pieno di simboli avvenuto per motivazioni evitabili.

Il motore della storia è un oggetto: il quadro che ritrae miss Font. Questa cosa ha il potere di convincere il marito a chiedere l’aiuto ai protagonisti e il perché esso sia stato fatto è una delle principali domande che i due detective in erba sono chiamati a rispondere per buona parte della trama.

Questo quadro non è un oggetto da mostrare, come avviene normalmente, ma da nascondere, da non far vedere a nessuno, è la prova che sotto la patina dorata della famiglia del politico ci sia qualcosa di più basso, torbido e quindi il cliente e i due fratelli cercheranno, non senza fraintendimenti ed eventuali scivoloni, di celare.

La conclusione del racconto ci svela che il quadro era stato creato dal pittore il quale aveva preso come riferimento Lídia, scattandole una foto su un treno parecchi anni prima, e che l’omicidio della donna non ha minimamente a che fare con il dipinto riportando tutto ciò ad una dimensione tragicomica del destino.


La copertina del romanzo che ritrae un quadro di Micheline Boyadjian



[Tutti i link controllati e funzionanti il 13 Gennaio 2020]


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