domenica 10 gennaio 2021

STEP#28 - La sintesi finale


Questo blog è nato come compito per il corso Storia delle cose. Antropologia degli oggetti del Politecnico di Torino. Quando mi fu assegnato il compito di trattare l’anemometro a filo caldo come strumento non avevo idea né di come fosse fatto, né del suo principio fisico [Step 5, Step 5.1, Step 5.2]. Cercai questo nome [Step 1] in internet e a prima vista, devo ammetterlo, non ero molto entusiasta. Le immagini [Step 2] che mi si presentavano d’innanzi erano di uno strumento dall’aspetto semplice, quasi insulso. Allora mi sarebbe davvero piaciuto trattare di qualcosa di più affascinante e mitico [Step 7] come un acceleratore di particelle. Nonostante ciò iniziai a svolgere il compito assegnatomi pubblicando saltuariamente anche post riguardanti cose personali [Step 25], miei disegni e trattati di anatomia umana.

Certamente non si tratta di uno strumento famoso come suo cugino nell’albero tassonomico [Step14], l’anemometro a coppette, che è simbolo [Step 6] dal cinema [Step 12] al fumetto [Step 21] e persino nella filatelia [Step 18] della meteorologia e che in un frame fa intuire la forza del vento. L’anemometro a filo caldo, al contrario, è un oggetto che può avere forme diverse e per me non sembrava avere un funzionamento intuitivo.

Post dopo post comunque ho imparato a conoscere meglio la sua scienza [Step 4] attraverso le parole nella storia [Step 24.1, Step 24.2] di studiosi come G. Comte-Bellot, C. G. Lomas, L. M. Fingerson ed altri che oltre a numeri [Step 15], funzioni e grafici hanno raccontato anche come questo strumento è nato e si è sviluppato.

Sono venuto a conoscenza di come questo sia stato uno strumento desiderato e voluto da molti prima del suo inventore [Step 9], L. V. King, che infine, applicando matematica e termodinamica al problema di un cilindro caldo immerso in fluido più freddo, ha dato inizio nel 1914 all’epoca dell’anemometro a filo caldo.

Con libri [Step 10] ed articoli accademici ho scoperto come si è evoluto questo tipo di anemometro andando a variare componenti circuitali, accortezze di design e materiali [Step 8] di utilizzo. Dai primi usi nelle miniere inglesi, alla Seconda guerra mondiale, questo strumento c’è sempre stato nonostante la sua presenza non facesse rumore come i cannoni FlaK da 88 mm.

Dagli anni ’50 in poi i costruttori [Step 11], unendo tecnologie all’avanguardia e processi chimici [Step 26.1, Step 26.2, Step 26.3], hanno ideato un caleidoscopio di varianti dello strumento base tra le più disparate dagli anemometri a film caldo, ai nano anemometri, a temperatura costante, a corrente costante, doppio, triplo ed altri ancora. Il glossario [Step 3] di termini relativi a questo strumento diveniva sempre più nutrito.

Tra i manuali d’uso [Step 22] della Kanomax, LSI Lastem srl., TSI Inc e altri marchi [Step 20], ho scoperto un mondo di tipologie tra le più varie di ambienti di utilizzo e sensori connessi, normative [Step 23] e anatomie [Step 16] elettroniche e di design, che hanno tracciato il percorso dell’evoluzione di questo strumento che lentamente ma inesorabilmente stava acquisendo ai miei occhi sempre più valore.

Nonostante la poca pubblicità [Step 13], tra le pieghe evanescenti di internet si andava a delineare un apparecchio su cui gli studiosi ed inventori tutt’oggi dibattono e trattano dell’argomento con una frequenza via via sempre maggiore come testimonia la crescita esponenziale dei brevetti [Step 17.1, Step17.2, Step 17.3, Step 17.4, Step 17.5] al riguardo.

In questi mesi infine sono riuscito a legare i vari argomenti riguardanti questo peculiare anemometro in una mappa concettuale [Step 27] di pensieri ed informazioni iniziando non conoscendo molto più che l’ABC [Step 19] dello strumento.

Per concludere, come quando al cinema si è tra i soli spettatori alla proiezione di una pellicola meravigliosa, così io mi sento tra i pochi ad aver assistito ad una storia che ha interconnesso molte persone e realtà diverse, una storia di nicchia ma non per questo poco interessante, una storia di uno strumento che, nello scorrere inesorabile del tempo, ha sempre dato il suo contributo.
Ed è così che arriva la fine del film.
La fine, almeno per il momento, della storia dell’anemometro a filo caldo.
La storia della MIA cosa.

Grazie per essere stati con me,

buon proseguimento.


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